Il destino del poeta, sembra dirci il poeta Attila F. Balazs, è quello dell'erranza e dell'incomprensione: ce lo dice fin dal titolo di questa raccolta, La cravatta di Villon, che evoca il fantasma di un poeta, François Villon, emblema di una condizione esistenziale di drammatica inassimilabilità a un qualsivoglia sistema e famoso soprattutto per il suo sulfureo Testamento che riassume i motivi del déracinement sociale e morale che lo avevano portato alle soglie del patibolo.
È a questo che sembra alludere il titolo della raccolta di Balazs: a una persecuzione e condanna da parte della società osservata e deplorata con fierezza; alle disgrazie subite anche ostentate come indumenti da esibire, emblemi addirittura di una diversità, quale è quella di una poesia intesa come strumento di denuncia amara con le armi dell'ironia.