Ci sono tanti corsivi, dentro questo libro. Il corsivo è un modo semplice per segnalare al lettore il punto di crisi, dove la parola (la sillaba, il fonema, persino) reagisce alla cancrena, amputa sé stessa e si rigenera. Dietro ci sono forse intenzioni diverse, anche divergenti, della tradizione tardonovecentesca: le variazioni di Amelia Rosselli, l'idioma di Zanzotto, la fonomanzia di Alfredo Giuliani, e le lingue tecniche, al confine dell'espressione, di Cesare Ruffato. Ma questo libro di Crivellaro – così apertamente divertito dal lambire tutte le linee sopra citate, senza mai aggrapparsi con tutto il peso a nessuna di esse – è appunto un trattato, un manuale, un'enciclopedia portatile del mondo scritto. Un diario della navigazione, si potrebbe dire: qualcosa in mezzo tra l'avventura dell'esperienza e il manuale di istruzioni su come sentire la lingua: sentire l'ondeggiare, il frangersi.
Dalla prefazione di Stefano Colangelo